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Sono passati quasi due mesi dall’arresto di Michele D’Angelo, professore universitario aquilano trattenuto in custodia cautelare in Albania dopo un incidente stradale avvenuto l’8 agosto. La moglie, Vanessa Castelli, lo ha incontrato nel penitenziario di Fier e ha diffuso un suo messaggio intriso di gratitudine e di speranza.
D’Angelo, costretto a vivere la difficile realtà di un carcere straniero, ha espresso il peso di una condizione che definisce “sproporzionata” rispetto alla sua vicenda personale e professionale. “La detenzione preventiva è durissima, soprattutto lontano da casa e senza conoscere la lingua. Ritengo ci siano alternative che permetterebbero di rispettare le procedure senza compromettere ulteriormente la mia salute e il mio equilibrio psicologico”, ha dichiarato.
Nonostante la sofferenza, il professore sceglie di guardare con fiducia alle istituzioni locali: “Credo nel lavoro delle autorità albanesi e confido che ogni elemento venga valutato con imparzialità”.
Il filo che lo tiene saldo, spiega, è il sostegno di chi non lo abbandona: la moglie, i colleghi, gli studenti, le istituzioni. “Ogni parola, ogni gesto che mi raggiunge dall’esterno è come una finestra che si apre – scrive –. Vanessa è la mia forza, mi aggiorna su tutto, mi ricorda che non sono solo e che la verità potrà emergere”.
Il messaggio si chiude con un appello alla misura e all’equilibrio: “Non chiedo privilegi, ma proporzione. Non cerco compassione, ma chiarezza”.