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L’AQUILA – Si è chiusa con decisioni differenziate la lunga udienza preliminare legata alla vasta indagine antidroga che negli ultimi due anni ha coinvolto trentasei persone, tra cittadini stranieri e residenti aquilani. Il giudice Tommaso Pistone ha accolto la richiesta di rito abbreviato per trentuno imputati, mentre per un altro è stata disposta la messa alla prova. Quattro posizioni – quelle di Mirela Rrethaji, Ester Cimmino, Gianni Palomba e Giovanni Stornelli – approderanno invece al processo ordinario.
L’inchiesta aveva fatto emergere un presunto sistema dedicato allo smercio di cocaina, oltre a contestazioni che vanno dall’estorsione al favoreggiamento. Proprio quest’ultimo reato viene attribuito a chi, durante lo svolgimento delle indagini, dopo essere stato fermato avrebbe avvertito gli altri membri del gruppo dell’imminente intervento delle forze dell’ordine, inconsapevole di essere a sua volta intercettato.
Il lavoro investigativo, durato mesi, ha ricostruito una rete attiva in più aree della città: da via Molise a via Zara, fino a via Rocco Carabba e ad alcune zone del centro storico, che – secondo gli inquirenti – erano diventate punti di riferimento per lo smercio destinato alla clientela locale. Da quelle verifiche è emersa una struttura articolata su più livelli: c’era chi si occupava dei contatti per procurare la droga, chi curava le consegne e chi, grazie alla propria professione, avrebbe contribuito a rendere più agevole l’attività della presunta organizzazione.
Tra gli indagati figura una dipendente di un negozio di telefonia, che secondo l’accusa avrebbe fornito schede Sim attivate con dati appartenenti a ignari clienti allo scopo di rendere difficili le intercettazioni. Nello stesso filone è coinvolto anche un promotore finanziario di un istituto bancario cittadino, accusato di aver facilitato l’ottenimento di fondi per l’acquisto di telefoni e mezzi ritenuti utili agli spostamenti necessari allo spaccio. L’uomo avrebbe inoltre aiutato nella ricerca di abitazioni da utilizzare come basi operative.
Il periodo su cui si concentra l’indagine va dal 2022 al 2024, anni nei quali – secondo gli inquirenti – il gruppo avrebbe operato stabilmente sul territorio comunale.