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L’AQUILA – Il giudice per le indagini preliminari, Giulia Colangeli, ha scelto una misura cautelare più lieve rispetto a quella richiesta dagli inquirenti per il 56enne aquilano indagato per aver installato microcamere negli appartamenti che affittava a studenti, professionisti e allievi della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza.

La Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari, ritenendo necessario un provvedimento severo per il rischio di fuga, di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato. Il gip ha però giudicato tale misura eccessiva, optando per il divieto di avvicinamento: l’uomo dovrà restare a non meno di 500 metri dagli immobili coinvolti nell’indagine, evitando qualsiasi contatto con luoghi e persone potenzialmente rilevanti ai fini del procedimento.

Nel corso dell’interrogatorio, l’indagato ha riconosciuto di aver installato le videocamere ma ha sostenuto di non aver mai diffuso i filmati. Le investigazioni, coordinate dalla Procura dell’Aquila, continuano ora su due fronti: interferenza illecita nella vita privata e diffusione illecita di contenuti sessualmente espliciti, questa seconda ipotesi aggiunta dopo il sequestro dei dispositivi.

Entro tre mesi è attesa la relazione del perito incaricato di analizzare telecamere, supporti digitali e materiale sequestrato. Gli investigatori stanno inoltre verificando i telefoni cellulari dell’uomo per accertare la veridicità delle sue dichiarazioni e ricostruire eventuali ulteriori elementi di rilevanza penale.
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