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A nove anni dall’attentato ai mercatini di Natale di Berlino, la battaglia legale per il risarcimento relativo alla morte di Fabrizia Di Lorenzo, la giovane di Sulmona uccisa il 19 dicembre 2016, si arricchisce di un nuovo capitolo. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di indennizzo presentata dal fratello, Gerardo Di Lorenzo, ritenendo che non esistano prove formalmente idonee a dimostrare la convivenza tra i due al momento della tragedia.
La vicenda giudiziaria è complessa e prosegue da anni. Nel 2017 l’autorità prefettizia aveva escluso Gerardo Di Lorenzo dai benefici previsti dalla normativa a tutela delle vittime del terrorismo. Nel 2018 il Tribunale di Sulmona aveva poi accolto il suo ricorso, riconoscendogli il diritto al risarcimento. Successivamente, però, la Corte d’Appello aveva annullato quella decisione, sostenendo che non fosse stata dimostrata una convivenza stabile e a carico della sorella. Ora la Suprema Corte conferma tale posizione, ribadendo che la convivenza deve essere provata con documentazione chiara e ufficiale — e non tramite indizi o dichiarazioni informali.
Secondo i giudici, l’assenza di certificazioni anagrafiche o atti fiscali rende impossibile l’accesso all’indennizzo. Intanto, i legali della famiglia Di Lorenzo hanno annunciato la volontà di raccogliere nuovi elementi per dimostrare il rapporto di convivenza e proseguire la battaglia giudiziaria.
Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, lavorava a Berlino da tempo e perse la vita nell’attacco terroristico compiuto con un camion lanciato contro la folla a Breitscheidplatz. La sua scomparsa colpì profondamente l’Italia e la sua città natale, che continua a ricordarla come esempio di impegno, generosità e speranza.