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Il Consiglio comunale di ieri si è concluso ancor prima di cominciare. L’aula è rimasta quasi vuota: la maggioranza di centrodestra ha scelto di non partecipare alla seduta, dichiarando uno “stop politico” per protestare contro i toni e i comportamenti dell’opposizione durante la precedente riunione.

In un comunicato congiunto, i capigruppo di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, L’Aquila Protagonista e Udc hanno parlato di un “atto di responsabilità”, motivando la decisione con la necessità di “ricondurre il confronto politico entro i confini del rispetto istituzionale”. “Non ci sono più le condizioni per lavorare in un clima sereno – si legge nella nota –. Le urla e le offese personali non appartengono al dibattito democratico”.

Di tutt’altro avviso l’opposizione, che ha definito la mossa una “messa in scena per evitare il confronto sul caso Dogane”, la vicenda relativa al possibile trasferimento dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli da L’Aquila a Pescara. Un passaggio che, denunciano i consiglieri di centrosinistra e civici, “metterebbe a rischio posti di lavoro e la presenza stessa di un presidio strategico per la città”.

“All’arrivo del sindaco Biondi – raccontano – abbiamo esposto uno striscione con scritto ‘Biondi, parlaci delle Dogane’. Volevamo un chiarimento, ma il sindaco ha preferito evitare il confronto e la maggioranza, dopo pochi minuti, ha abbandonato l’aula”.

Secondo le minoranze, dietro la protesta si nasconderebbe un motivo più pratico che politico: “Non avevano i numeri per garantire il quorum – affermano – e hanno trasformato una debolezza interna in una finta indignazione”.

Il risultato? Una seduta saltata, un dibattito mai iniziato e un clima politico sempre più teso tra accuse reciproche di boicottaggio e assenze strategiche. “Il sindaco non risponde e la maggioranza non lavora – concludono le opposizioni –. I cittadini meritano serietà, non teatrini”.

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