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Dal 1° novembre L’Aquila perderà il suo ufficio dirigenziale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che sarà accorpato alla nuova Direzione regionale con sede a Pescara. Una scelta che, di fatto, priva il capoluogo abruzzese del suo ruolo amministrativo, rendendolo l’unico capoluogo di regione in Italia a subire un simile declassamento.

La riforma, in via di attuazione, ha provocato la dura reazione dei gruppi consiliari di opposizione, che si sono riuniti davanti alla sede aquilana dell’Agenzia esponendo lo striscione “Biondi, parlaci delle Dogane”.

“Non è solo un gesto di solidarietà verso i lavoratori – spiegano – ma un’azione per difendere la presenza di uno snodo strategico per la città e per l’intero territorio interno.”

Secondo i consiglieri, il nuovo assetto accentra le funzioni sulla costa, costringendo imprese e professionisti dell’entroterra a rivolgersi a Pescara anche per pratiche ordinarie. Il personale dell’Aquila rischia trasferimenti e pesanti disagi familiari: resteranno soltanto tre posizioni organizzative, contro le nove previste a Pescara.

Un ridimensionamento che, denunciano, “annulla gli investimenti realizzati e le prospettive di rilancio costruite negli ultimi anni”, come la nuova sede di piazza Santa Giusta e il laboratorio con scuola di formazione. “L’Aquila non può diventare una sede marginale svuotata di competenze”, affermano, chiedendo al sindaco Pierluigi Biondi di intervenire per ottenere una proroga dell’entrata in vigore della riforma e di sollecitare il viceministro Maurizio Leo a rivederne l’impostazione.

L’iniziativa è stata sottoscritta da Paolo Romano (L’Aquila Nuova), Simona Giannangeli (L’Aquila Coraggiosa), Lorenzo Rotellini (Avs), Stefano Albano (Pd), Elia Serpetti (Il Passo Possibile), Alessandro Tomassoni (Gruppo Misto), Enrico Verini (Azione) e Gianni Padovani (99 L’Aquila).
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